La storia del termalismo ha origini molto antiche e l’utilizzo delle acque termali in Italia fonda le sue tradizioni in epoca romana. Sulfuree, salsobromoiodiche, ferruginose, carboniche, le acque termali si possono classificare in: oligominerali, per curare gotta, calcoli renale, ritenzione idrica e infezioni batteriche; acque termali mediominerali che contengono una concentrazione media di sali minerali e sono adatte a curare diabete e osteoporosi e infine acque termali minerali, distinte in base alla loro origine e caratterizzazione. C’è solo l’imbarazzo nella scelta della fonte migliore tra le terme italiane.
Tra le più conosciute ricordo le acque albule di Tivoli, citate negli scritti di molti autori e Plinio il Vecchio, nella Naturalis historia, riferì come i soldati, di ritorno dalla battaglia, venissero condotti alle acque albule come nel miglior luogo di cura dove volneribus medentur le ferite venivano sanate. (Nat.Hist. Lib XXXI, 6). Apamea medico dell’imperatore Traiano, esaltò queste acque carbonico-sulfuree per la cura di piaghe e ulcere e per il trattamento delle ulcere gastriche e molti imperatori convogliarono il corso delle sorgenti per averle all’interno delle loro ville. Nerone utilizzò l’acquedotto Marcio per farle confluire nella Domus Aurea, Adriano le fece giungere nella sua villa e Cesare Augusto fece costruire le terme di Agrippa dove poter alleviare i disturbi della gotta.
Galeno e Celso cercarono di classificare le acque termali abbinando l’azione curativa a certe caratteristiche come l’intenso odore di zolfo, avvalendosi delle osservazioni conservate nel Corpus Hippocraticum in cui Ippocrate descrive le caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche delle acque termali soffermandosi sugli effetti curativi del bagno caldo e freddo sull’organismo umano.
Ma il contributo fondamentale arriva da Erodoto che documenta con dovizia di dettagli le fasi del trattamento termale che doveva articolarsi in un periodo di quattro settimane preferibilmente in primavera e in autunno. La durata del bagno, inizialmente di 30 minuti, aumentava progressivamente fino a due ore e decresceva al termine del trattamento. Il declino dell’impero romano, le invasioni barbariche e il consolidarsi del cristianesimo con i suoi divieti e la demonizzazione della nudità segnarono la fine di un’epoca di dedizione al termalismo rimasta ineguagliata nella storia.
Dobbiamo attendere diversi secoli per ritrovare scritti sul termalismo e sugli effetti benefici delle acque minerali, tra le opere spicca De Balneis di Ugolino da Montecatini, che descrive le indicazioni terapeutiche delle acque toscane, e De Balneis et thermis naturalibus omnibus Italiae sique totius orbis proprietatibusque eorum di Michele Savonarola.
L’Università di Bologna divenne un polo di spicco per gli studi di idrologia e idroterapia a cui si interessavano medici tra i più geniali dell’epoca come Girolamo Mercuriale che approfondì in particolare le acque solfato calciche dette «Tauri» nella zona di Civitavecchia dove sorgevano nell’antichità le terme traiane.
Varie stazioni termali furono frequentate e diedero benefici terapeutici a personaggi che hanno fatto la storia dell’Italia: Francesco Petrarca soggiornò diversi mesi ad Abano per cercare sollievo dalla scabbia mentre Bonifacio VIII si curava la gotta con le acque di Fiuggi. Oggi abbiamo la possibilità di scegliere anche tra fonti termali il cui accesso è gratuito, dove riscoprire una delle più benefiche ricchezze che il territorio italiano ci mette a disposizione.
tratto da “Geografia della bellezza”